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Il cambiamento inizia OGGI

N. 1 – Gennaio 2025 | Spes non confundit.
Dal Giubileo alla Speranza che guida ogni agire.

Introduzione

Un anno particolare il 2025, l’anno del Giubileo della Speranza, l’anno in cui tutti, con zaino in spalla, dobbiamo metterci in cammino con la speranza e per la speranza. Un anno per noi, che per professione, mission e valori possiamo indentificarci come seminatori di speranza, in cui le porte aperte diventano ancor di più un transito dal buio alla luce, dalla miseria alla vita, dalla violenza all’amore, alla cura. Un anno in cui sentirsi ancor più famiglia e camminare in modo sinodale non solo come singole realtà ma come tasselli fondamentali di un puzzle più ampio, la diocesi, la Chiesa, l’Umanità.

È in questa prospettiva che ci accingiamo a vivere il nostro Giubileo. Non ci saranno “Porte sante”, ma luoghi giubilari in cui recarsi in pellegrinaggio per incontrare la Misericordia di Dio e noi coglieremo le varie opportunità che ci saranno offerte per lanciare segnali e per raggiungere quella luce di speranza che diventa azione concreta in diversi ambiti e che trova pienezza nella Vita di ogni persona e che ci identifica ancor di più come Città Solidale.

Un mosaico dunque di speranza quello che si offre a tutti noi, voi. Buona lettura. 

 

A cura dell’area Comunicazione

Spiritualità

Spes non Confundit

Padre Piero Puglisi – Presidente Fondazione Città Solidale

Pellegrini di Speranza, è questo il tema del Giubileo iniziato la vigilia di Natale. Dopo l’anno della fede celebrato da Benedetto XVI (2012/2013) ed il Giubileo della misericordia (2015/2016) su iniziativa di papa Francesco, mancava l’altra virtù teologale, appunto la speranza. Ma il motivo di tale scelta nasceva più da un‘ urgenza avvertita dopo il complicato e difficile periodo della pandemia 19 e da altre situazioni complesse che affliggono il nostro mondo e, dunque, l’umanità da alcuni anni a questa parte. 

Società

La Chiesa Pellegrina. Francesco il Pellegrino. Il Giubileo della Speranza

Prof. Franco Cimino

Alla propria chiesa si obbedisce sempre quando è Chiesa. Verso i suoi dogma ci si pone in condizione di assoluta accettazione. E di rispetto nei confronti delle autorità religiose. 

Istruzione

La Scuola come Luogo di Speranza nell’Anno del Giubileo

Ins. Teresa Mengani

L’Anno del Giubileo è un’occasione per riflettere su valori universali come la Solidarietà, la Pace e la Fratellanza, che rappresentano i pilastri di una comunità globale più coesa. In questo contesto, la scuola si configura come un luogo privilegiato in cui si gettano le basi per il futuro, educando cittadini consapevoli e capaci di immaginare e costruire una società migliore. 

Sanità

La speranza nella ricerca medica: un Giubileo di vita e futuro

Prof.ssa Amalia Bruni

Il Giubileo è un tempo di riflessione e rinnovamento, un momento di spiritualità che invita a guardare al futuro con fiducia, fede e speranza. Un concetto che risuona non solo nelle chiese e nelle piazze, ma anche nelle istituzioni che quotidianamente si impegnano per migliorare la vita delle persone. 

Volontariato

La Cooperativa Zarapoti e la speranza per gli ultimi

Zarapoti Società Cooperativa Sociale

In questi 29 anni numerose sono state le iniziative avviate, ma la principale attività riguarda la prevenzione delle dipendenze patologiche, attraverso il servizio “Unità di Strada” ACCREDITATO dal SISTEMA SANITARIO REGIONALE e contrattualizzato con l’ASP di Catanzaro. 

Sport

La Rinascita della società attraverso lo Sport

Francesco Miscioscia  – Vice Direttore Regionale di Special Olympics Italia – Team Calabria

Il tema dello sport come strumento di speranza e inclusione trova una straordinaria espressione in realtà come “Special Olympics”, un movimento globale che promuove l’integrazione e il potenziale delle persone con disabilità intellettive attraverso l’attività sportiva. 

Testimonianze

La speranza raccontata da uno studente

La speranza sin dai tempi antichi ha svolto un ruolo fondamentale nella vita di ogni individuo e per un giovane studente può assumere diversi significati a seconda delle esperienze e delle sfide che deve affrontare non solo a scuola, proiettandolo inevitabilmente verso il suo futuro.

Ed è singolare notare che il termine latino spes, da cui deriva, racchiuda in sé i due significati di ‘sperare’ e ‘aspettare’ a voler suggerire che la speranza non è altro che l’aspettativa di conseguire in senso favorevole ciò che si desidera, di raggiungere il goal prefissato. Ed in effetti ‘sperare’ per un giovane vuol significare proprio questo: riuscire a concretizzare i propri desideri, le proprie aspirazioni o ambizioni, grandi o piccole che siano.

Se poi ci si chiede quali siano le aspirazioni di uno studente nel mondo della scuola, innanzitutto la prima cosa è certamente incontrare un ambiente positivo, compagni con cui andare d’accordo e condividere interessi e studio, docenti certamente autorevoli, ma anche in grado di stimolare l’attenzione, di suscitare emozioni, di motivare i ragazzi a fare sempre meglio, a incoraggiarli anche di fronte a un’insufficienza.  La scuola è, infatti, un punto di riferimento importante non solo dal punto di vista dell’apprendimento, ma anche perché ha il compito di formare la personalità del giovane preparandolo ad affrontare il mondo esterno. 

Ed è normale che un studente durante la sua adolescenza possa avere dubbi o incertezze, ma nello stesso tempo essere speranzoso che tutto vada bene. È normale pensare o dire ‘speriamo di trovarmi bene in questa scuola’, o come quando si deve affrontare una interrogazione o una verifica ‘speriamo di farcela’ o ‘speriamo non sia troppo difficile’, ‘speriamo che sia andata bene o di prendere un buon voto’, ‘speriamo di essere promossi’, ecc. Come possiamo notare sono desideri legati non solo al rendimento scolastico, ma anche al nostro benessere mentale e fisico. E un pensiero va, altresì, a tutto quello che è successo nel periodo della pandemia, che ha cambiato la vita di tutti nell’ambito lavorativo, sociale e anche scolastico. E la speranza ha rappresentato un’ancora di salvezza affinché tutto finisse al più presto e si ritornasse alla normalità.

Con questo voglio dire che trattandosi di un’aspettativa volta al raggiungimento positivo di un obiettivo (come un’interrogazione o una verifica) ci fa stare bene, ci rende felici, sereni, ci spinge a fare sempre di più. Tuttavia, può anche accadere che non sempre i risultati attesi corrispondano alle nostre aspettative, ma non per questo occorre arrendersi e smettere di sperare di poter migliorare. Può capitare che alcuni studenti manifestano di fronte allo studio di alcune materie disagi, stati di ansia, di tensione o di paura e questo potrebbe influire negativamente sul rendimento scolastico. Ed ecco che scende in campo la speranza che funge da energizzante, da fattore motivazionale, in quanto, secondo me, può diventare la tua più grande amica, colei che ti stimola e ti incoraggia a sapere affrontare ogni ostacolo. Tuttavia, è una compagna che da sola non è sufficiente, perché va alimentata e costruita attraverso l’impegno nello studio, la perseveranza, la fiducia in sé stessi. Non c’è un decalogo di regole da suggerire o seguire, ma semplicemente ognuno dovrebbe guardare dentro di sè per capire cosa vuole e desidera per il proprio futuro e porsi degli obiettivi di breve o lungo termine.

La scuola con il suo corpo docente dovrebbe lavorare anche sul fattore motivazionale supportando gli studenti non solo per il raggiungimento degli obiettivi formativi, ma anche al fine di sviluppare e potenziare le loro capacità per portarli a realizzare ciò che sta a loro a cuore.

Concludo affermando che la speranza dimora nell’animo di ognuno di noi ed è un qualcosa che nessuno ci può togliere, perché è una cosa buona e le cose buone non muoiono mai.

Gabriele Mirarchi

La speranza raccontata dalla mamma di Alice

La mia Alice nasce il 12 settembre 2003. Gravidanza perfetta, nessuno immaginava che sarebbe stata una bambina speciale. Da quando ho incontrato i suoi occhi ho capito che il Signore mi aveva scelta per affidarmi questa meravigliosa creatura.

Non sarebbe stato facile ma, io e lei, ce l’avremmo fatta. Ho dovuto lottare molto affinché tutti mi dessero ascolto, rischiando anche di perdere me stessa e perderla, ma la speranza mi ha sempre fatto lottare come una leonessa.

Da quella notte inizia la nostra vita insieme fatta di tante vittorie, ma anche di sconfitte.

I primi anni di vita sono stati faticosi e, per certi versi, dolorosi perché Alice è stata sottoposta a numerosi interventi chirurgici e sedute di logopedia e psicomotricità. In questo lungo cammino abbiamo avuto, però, la fortuna di incontrare sempre persone meravigliose che hanno saputo indirizzarla per sviluppare al meglio le sue potenzialità.

Non nego che ci sono stati momenti in cui ho dovuto alzare la voce per far capire che era una bambina speciale e che bisognava credere in lei così da farle raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati.

Non le ho fatto né fatto fare sconti. In alcuni momenti sono stata dura, ma, oggi, ringrazio il cielo di averlo fatto perché, quando la guardo, vedo che le mie speranze non sono state vane. Il percorso scolastico è stato costellato di successi fino a farla arrivare al diploma di maturità classica. Dopo, per me, è iniziato un periodo ancora più difficile. Dovevo trovare il suo percorso di vita. Scartai subito l’università, in quanto, aveva bisogno di supporto nell’autonomia personale.

Doveva cavarsela da sola quando né io né il padre saremmo potuti stare al suo fianco. Il “dopo di noi” è  un pensiero fisso per noi genitori di ragazzi speciali. Ricordo notti insonni, la paura di sbagliare era tanta, ma la speranza di trovare la strada giusta non mi ha mai abbandonato. Internet, in questi 21 anni di vita di Alice, è stato per me un valido amico. Cercando una struttura che comprendesse anche il “dopo di noi” nella zona di Catanzaro, ho trovato “Fondazione Città Solidale” che tra i vari servizi ha un centro per persone con disabilità: “Centro Diurno Simona e Daniela”.

Già dal primo incontro con le dottoresse, siamo stati piacevolmente colpiti da tutto quello che ci proponevano, dall’ambiente, dalla gioia dei ragazzi che frequentavano e dall’accoglienza riservata ad Alice.

In questo anno di frequenza, Alice ha raggiunto obiettivi di autonomia. L’intera equipe educativa svolge un lavoro attento e premuroso nei confronti di tutti i ragazzi, coinvolgendoli in numerosi laboratori, organizzando giornate in autonomia, vacanze, partecipazioni ad eventi in qualunque periodo dell’anno al fine di farli sentire capaci di superare qualsiasi ostacolo.

La serenità e la gioia che prova Alice nel frequentare il Centro mi fa capire di aver fatto la scelta giusta per il suo futuro e, nonostante la vita le abbia messo davanti degli ostacoli, non ho mai perso la speranza che, malgrado la sua disabilità, li avrebbe superati brillantemente.

Come dice Papa Francesco: “La speranza è un dono perché è Dio che ce la offre e, sperare, è attendere qualcosa che ci è stato donato”. Proprio come il Signore mi ha donato Alice.

Dal 1999 al 2024: 25 anni di storia, 25 anni di emozioni

Fondazione Città Solidale Onlus

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