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Un virus venuto fuori dal nulla in modo inatteso ha profondamente modificato in un battibaleno la nostra società, diffondendosi a macchia d’olio, all’inizio profondamente e stoltamente sottostimato nella potenzialità letale e nella contagiosità. Ed ecco allora che il distanziamento sociale ed il confinamento a casa sono stati correttamente definiti, in Italia dietro l’esempio della Cina ed in tutto il resto del mondo, dietro l’esempio dell’Italia, come la prima, fondamentale barriera di protezione dal virus. Purtroppo, dopo la prima ondata ed un’estate in cui sembrava che il virus stesse perdendo la sua forza contagiante iniziale, ecco ciò che alcuni, dietro l’esempio della influenza spagnola di 100 anni fa, avevano previsto, vale a dire la seconda ondata. Indubbiamente a differenza di 9 mesi fa, sappiamo come curare la SARS-COV2, abbiamo appreso del potenziale terapeutico di cortisonici, eparina, antivirali, del ruolo quasi “miracoloso” del plasma dei soggetti guariti. Ecco che all’orizzonte, come appreso pochi giorni fa, è spuntata l’arma della prevenzione. Prima la multinazionale Pfizer, poi Moderna ed infine Astra Zeneca hanno annunciato la disponibilità di un vaccino con percentuale alta di successo, intorno al 90-95%, che sarà disponibile probabilmente da gennaio.

Cosa succederà ora a pochi giorni di distanza dal Natale? Come si devono comportare i nostri cari anziani? Il DPCM del 3 novembre ha fatto scivolare la nostra Calabria in zona rossa, non tanto per il numero di contagiati quotidiani, ma per l’atavica carenza della nostra sanità e dei posti letto di terapia intensiva. Inutile scendere in dettagli che ci hanno reso quanto meno ridicoli di fronte a tutta Italia, inutile ricordare il fatto che la nostra regione è commissariata da 11 anni, che vari e titolati commissari alla Sanità hanno fallito e che ancora il futuro è incerto. Ora aspettiamo il calo dei contagi ed una situazione più tranquilla. In ogni caso, sappiamo che anche se usciremo dalla situazione di gravità, il nostro comportamento e quello dei nostri anziani dovranno essere improntati alla massima prudenza.

Ma gli anziani sono sicuri a casa? Cercheremo dunque di vedere i possibili mezzi di protezione, la prevenzione dell’isolamento e le modalità che possono consentire un controllo a distanza delle condizioni di salute.

La prima misura di sicurezza all’interno delle mura domestiche consiste nell’evitare che il virus possa arrivare dall’esterno. Vanno quindi osservate le indicazioni generali, evitando di uscire se non strettamente necessario, ed utilizzando la mascherina chirurgica quando si è fuori casa. Anche quando si è in casa, è bene lavare frequentemente le mani con acqua e sapone o con soluzione alcolica.

A questo scopo, in zone in cui la circolazione del virus è elevata, sarebbe opportuno predisporre programmi di consegna a domicilio dei generi di prima necessità (in casi selezionati, anche dei pasti) e di farmaci, in modo da limitare le uscite. Quando si ricevono pacchi dall’esterno è prudente levare subito l’imballo, lavare le mani immediatamente dopo ed igienizzare le superfici su cui il pacco è stato appoggiato.

Gli anziani hanno spesso necessità di essere aiutati da altre persone nelle attività più complesse del vivere quotidiano. Quando queste persone non sono conviventi, è necessario che seguano scrupolosamente le indicazioni per la riduzione del rischio, indossando la mascherina chirurgica, che dovrà essere indossata anche dalla persona anziana per la durata della visita, e lavando frequentemente le mani.

Sicuramente anche nel periodo di Natale bisognerà cercare di conservare queste abitudini e potremo dimenticare i grandi assembramenti. Sarebbe prudente non superare 6-8 persone per famiglia ed in ogni caso areare frequentemente la stanza dove si staziona. Attenzione ai nipoti ed ai figli che vengono da altre regioni, fermo restando che esiste una discreta percentuale di persone asintomatiche e che probabilmente non saranno consentiti gli spostamenti tra regione rosse o arancioni, a meno di seri e comprovati motivi.

Poiché la circolazione del virus è particolarmente elevata, è opportuna la vaccinazione antinfluenzale, già arrivata dalla metà di ottobre e in casi selezionati, per esempio pazienti con elevata comorbilità, specialmente se bronchitici cronici o affetti da patologie cardiache, l’esecuzione della vaccinazione antipneumococcica.

Le celebrazioni eucaristiche dovrebbero essere garantite nella stessa maniera con cui sono state svolte dopo il primo lockdown, vale a dire con una riduzione dei posti a seconda delle dimensioni della chiesa. Anche posti pubblici quali supermercati, negozi, dovrebbero fare rispettare il distanziamento sociale e la misurazione della temperatura corporea per le persone che entrano negli esercizi commerciali.

È ovvio che la salute delle persone anziane in questo periodo di confinamento non passa però solo dalla riduzione del rischio di contrarre il Coronavirus. La riduzione dell’esercizio fisico legata al lockdown è dannosa a causa sia dell’indebolimento dei muscoli sia dell’aumento del rischio cardiovascolare e metabolico. È quindi importante la promozione dell’attività fisica a domicilio. L’isolamento sociale ha un impatto deleterio anche sullo stato cognitivo, per cui sarebbero da incentivare attività che tengano allenata la psiche. Non c’è bisogno di attività strutturate: leggere, ascoltare musica, ascoltare programmi radiofonici sono tutte attività che aiutano. Quanto alla televisione, è preferibile seguire programmi particolarmente stimolanti per l’attenzione (es. opere teatrali, programmi culturali o di attualità).

Discorso ulteriore meritano le persone anziane affette da patologie croniche. Uno dei modi più sicuri per offrire loro un sufficiente livello di protezione a casa è l’impiego delle moderne tecnologie di comunicazione. In questo ambito, il necessario distanziamento sociale può essere colmato attraverso alcune modalità operative quali la Telemedicina ed il Teleconsulto (videochiamate attraverso whatsapp, facetime, skype, etc.). Queste ultime possono avere un grande impatto in quanto consentono di parlare e vedere il paziente al tempo stesso, facendogli domande e permettendo al medico di cogliere variazioni dello stato di salute e l’insorgenza di possibili criticità da trattare prontamente. Il vantaggio è che l’anziano rimane a casa sua e può ricevere, con l’eventuale aiuto di un caregiver o comunque di un familiare, eventuali consigli, ad esempio variazioni del regime terapeutico in corso. La Telemedicina, poi, è di notevole supporto in quanto trasmette dati relativi alla salute di un paziente affetto da patologie croniche ad una piattaforma informatica che può essere consultata in remoto dal medico. È così possibile avere informazioni in merito alla glicemia capillare, alla pressione arteriosa ed all’ossigenazione del sangue, mentre l’utilizzo di appositi sensori consente la trasmissione di dati relativi alla mobilità del paziente, all’assunzione corretta dei medicinali prescritti, o addirittura la precisa localizzazione all’interno del domicilio ed eventuali situazioni di pericolo, ad esempio cadute tra le mura domestiche. Tutti questi aspetti da un lato comportano un marcato miglioramento della qualità della vita dei nostri anziani, creando un ambiente confortevole e protetto a casa, dall’altro colmano in qualche modo le difficoltà che il distanziamento sociale obbligato in tempi di Covid-19 comporta. Inoltre, permettono il monitoraggio remoto di eventuali pazienti Covid19 positivi in isolamento domiciliare, così da evidenziarne tempestivamente eventuali aggravamenti.

Probabile dunque che la pandemia da Covid-19 sia un ulteriore facilitatore della diffusione di queste nuove tecnologie che, se da un lato non potranno mai sostituire il rapporto “face to face” medico-paziente, dall’altro offrono un ineludibile supporto in un tempo in cui uscire di casa, soprattutto per i nostri pazienti fragili o disabili, può essere un ulteriore fattore di rischio per la loro incolumità e sono sicura garanzia di continuità di cure per il prossimo futuro.

Il Natale 2020, dunque, sarà differente dagli altri ma vale la pena di rispettare queste poche regole che abbiamo detto per far sì che si possano ridurre le infezioni e si arrivi prima possibile alla vaccinazione, che sarà presumibilmente effettuata agli operatori sanitari ed alle persone anziane che stanno nelle RSA.

Pietro Gareri – Centro Disturbi Cognitivi e Demenze Catanzaro Lido – ASP Catanzaro 

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