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La ricerca a livello mondiale ha sviluppato una serie di vaccini che dovrebbero costituire lo strumento cardine in grado di interrompere o quantomeno rallentare significativamente la trasmissione del SARS-CoV-2. Tuttavia il piano vaccinale in corso a livello globale ha innescato una serie di confronti sotto molteplici aspetti non solo scientifico, ma anche economico, politico e non ultimo etico e morale. Ai fini di un’attenta valutazione sul piano etico della prima vaccinazione di massa dell’era della globalizzazione, vanno considerati alcuni punti di riflessione essenziali quali la veloce tempistica della sperimentazione e della produzione dei vaccini, l’esistenza di un’ampia gamma di vaccini a disposizione prodotti con tecniche anche differenti, i costi di produzione relativamente bassi per consentire la massima accessibilità a tutti, la creazione di una rete di distribuzione vaccinale mondiale, l’individuazione di specifici criteri di priorità nella somministrazione delle dosi, gli aspetti comunicativi e soprattutto la definizione del principio sull’obbligatorietà o meno della vaccinazione. Ora in medicina vale il principio che nessuno dovrebbe subire un trattamento sanitario contro la propria volontà, preferendo l’adesione spontanea rispetto all’imposizione autoritativa. Tale principio viene meno in termine di legge e dal punto di vista religioso per ciò che riguarda il ricorso all’eutanasia, sempre però nel rispetto della salvaguardia della dignità e della vita umana. Tuttavia nel quadro pandemico attuale, caratterizzato dal ricorso alla limitazione della libertà personale, al fine di contenere il diffondersi del contagio, considerata l’insostenibilità di un protratto distanziamento sociale e della chiusura ciclica di attività pubbliche e private, ci si interroga sull’obbligatorietà di sopporsi a vaccinazione almeno per quei gruppi di persone più a rischio di contagio e trasmissione del virus, come ad esempio i lavoratori del comparto sanitario. A tal proposito, il Comitato Nazionale di Bioetica sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato, in data 27 novembre 2020, un documento che riporta due concetti chiave e cioè che “il vaccino debba essere considerato un bene comune” e che sia “eticamente doveroso che vengano fatti tutti gli sforzi per raggiungere e mantenere una copertura vaccinale ottimale attraverso un’adesione consapevole”. Sono infatti trascorsi ormai diversi mesi da quando il Governo italiano ha preso una decisione in tal senso e un suo preciso orientamento, annunciando che le vaccinazioni contro il SARS-CoV-2 sarebbero state gratuite e non obbligatorie. Una scelta improntata sui principi di universalità e tolleranza, coerente con il nostro ordinamento in materia di obbligatorietà vaccinale a carico degli adulti. Fatta questa doverosa premessa, alla luce dei dati epidemiologici mondiali, nonché dell’attuale quadro pandemico e sulla base della letteratura scientifica recentemente pubblicata sull’argomento, ne consegue che la vaccinazione contro il SARS-CoV-2 debba essere valutata sia nell’ottica di una libera scelta, ma anche sul piano dell’obbligo morale. Una doppia possibilità proprio come prevede l’art. 32 della nostra Costituzione, dove si delinea il diritto alla salute quale diritto bicipite. Da un lato “fondamentale diritto dell’individuo” e dall’altro “interesse della collettività”. Questa tutela “a due poli” implica il dovere di realizzare un continuo bilanciamento tra esigenze individuali ed esigenze generali. Ciò risulta particolarmente evidente in un momento storico come quello attuale, in cui la necessità di tutelare la collettività è sentita prima dell’interesse del singolo. Tuttavia vanno tenute in debita considerazione anche alcune teorie scientifiche che riportano un pensiero diverso e forse anche minoritario e che fanno riferimento alla strategia dell’immunità di gregge. Un articolo pubblicato sulla rivista Science, una delle riviste scientifiche più prestigiose a livello mondiale, sostiene infatti che il termine della pandemia dipende dalle nostre capacità di far diventare il virus endemico e così poco virulento rispetto ad oggi. L’articolo evidenzia come gli esseri umani convivono con tanti altri coronavirus endemici che causano più reinfezioni e che generano un’immunità diffusa e sufficiente a proteggere gli adulti da gravi malattie, avendone indebolito l’aggressività. Tra questi viene riportato l’esempio dei virus influenzali, che presentano oggi un rapporto di mortalità molto basso. In estrema sintesi, gli autori sostengono l’ipotesi che più il virus circolerà velocemente e più in fretta la contagiosità andrà diminuendo, portando il SARS-CoV-2 a manifestarsi come una sorta influenza stagionale. Considerando tutti gli elementi a disposizione al fine di stabilire un punto di vista il più possibile oggettivo, si può riassumere che la tutela del diritto alla salute nell’attuale scenario pandemico, deve essere ispirata dal principio etico di solidarietà e che nel bilanciamento tra libertà individuale ed interesse collettivo, l’ago deve necessariamente indicare il bene comune. Ad oggi, in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per contenere il numero dei contagi, la vaccinazione costituisce l’unico mezzo in grado di tutelare l’intera popolazione mondiale con particolare riguardo per le fasce più deboli.

Ludovico Abenavoli – Dirigente Medico A.O. Mater Domini e Docente UMG;

Luca Perricelli – Avvocato

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