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Qualche tempo addietro, leggendo una rivista pediatrica, il titolo di un articolo ha colpito la mia immaginazione: “Non di solo covid uccide il covid…”

Da qui sono scaturite una serie di riflessioni sulla mia professione di pediatra di famiglia in un territorio già duramente provato da anni di commissariamento sanitario.

I nostri bambini, con la pandemia di SarsCov2, hanno sofferto la conseguenza della chiusura delle scuole, l’interruzione o il ridimensionamento delle cure per malattie croniche e disabilità, la segregazione in famiglie già problematiche, esposti a quella patologia che è la violenza assistita.

 La didattica a distanza, per quelle famiglie che hanno avuto la disponibilità di un tablet o di un pc, li ha spediti in un mondo oscuro, quello della rete, esponendoli non solo all’ isolamento e alla deprivazione sociale, ma anche al cyberbullismo, fenomeno sempre più in crescita e molto difficile da contrastare.

E ancora, la pandemia e le conseguenti misure di contenimento stanno creando un aumento dell’insicurezza alimentare, cioè la mancanza di accesso continuativo a cibo adeguato da un punto di vista della quantità e della qualità, per una vita attiva e sana. Le conseguenze sono sotto i nostri occhi: aumento ponderale in età pediatrica, obesità, paure ed ansie, stress, assoluta incapacità di svolgere attività fuori dalla propria casa.

Certamente la pandemia ha reso ancora più evidenti le disparità economiche, sociali ed in termini di salute. È cambiato tutto il nostro mondo, sono crollate tante certezze. Pertanto, è necessario adattarsi ai cambiamenti, accettandoli con una motivazione costruttiva

Ispirandosi ai più piccoli, affrontare come fanno loro le novità, pronti ad accogliere con entusiasmo i cambiamenti, desiderosi di conoscere e di scoprire. Vedere il bicchiere mezzo pieno, cogliere l’occasione per ricominciare.

Certamente in momenti epocali i cambiamenti andrebbero governati da una collettività di persone, partendo dai bisogni della base e non calati da chi ci governa, senza tenere in conto le reali esigenze del singolo e della comunità. Ma la rinascita deve partire da ciascuno di noi, ognuno nel suo ambito è chiamato a fare la sua parte.

Il bambino, i suoi bisogni e le sue necessità devono essere collocati al centro di una assistenza che deve interessarsi di lui e del suo habitat naturale, la famiglia. Seguire la sua crescita fisica e psichica ad ogni bilancio di salute, stabilire un contatto anche utilizzando piattaforme create appositamente per una valutazione a distanza, partecipare attivamente al programma vaccinale come è stato per l’ultima campagna antinfluenzale, effettuata su chiamata attiva di ogni singolo paziente.

E in occasione di ogni visita, tastare il polso alla famiglia, intercettare segnali di disagio dei genitori anche con l’uso di semplici questionari da compilare in diretta, per dar voce a tutta una serie di necessità che non sempre vengono espresse, per vergogna o per incapacità a comunicare. Un adeguato supporto alla genitorialità fa calare drammaticamente alcune forme di maltrattamento e abuso di cui sono vittime i bambini.

E per rendere più saldo il rapporto con i figli, avviare iniziative come la lettura di libri sin dai primi giorni di vita, cominciando nel proprio ambulatorio, con incontri in piccoli gruppi.

Interpretare e cogliere i disagi dell’adolescente, non più bambino e non ancora adulto, sapersi porre con ascolto empatico di fronte alle sue problematiche, ritagliando degli spazi appositi nell’attività ambulatoriale. Capire cosa c’è dietro un disagio scolastico, prima che la bomba esploda, fa risparmiare sofferenza e mortificazioni al ragazzo, evitando di incrementare la piaga dell’abbandono scolastico o la dipendenza da sostanze stupefacenti o alcol.

Non è facile e non nascondo che in certi momenti lo sconforto cresce, quando è difficile seguire percorsi diagnostici tortuosi, tra strutture insufficienti e burocrazia soffocante, dare delle risposte alle famiglie dei nostri piccoli evitando una migrazione sanitaria che è ancora una nostra triste realtà. Durante il lockdown, gli accessi in pronto soccorso sono drammaticamente calati se non azzerati. Contemporaneamente è cresciuto il coinvolgimento dei pediatri nella cura e nell’assistenza, con una disponibilità continua, H24 o poco meno, e il coinvolgimento nella diagnosi e nella prevenzione Covid attraverso l’esecuzione dei tamponi nei nostri ambulatori e l’avvio della campagna vaccinale degli adolescenti che ci vede nuovamente in prima linea.

Il cambiamento radicale che la pandemia ha innescato deve andare oltre la pandemia stessa.

E per dirla come i commentatori sportivi all’indomani della partita Italia-Austria, che con la vittoria degli azzurri ci ha proiettato verso i quarti di finale dell’Europeo, “..i cambi hanno determinato il cambiamento”.

Dott.ssa Angela Paola Gullo – Pediatra di Famiglia

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