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“Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere” P.Picasso

La diversità è un fatto. Esiste e lo sperimentiamo ogni giorno. Rivendichiamo con giusta ragione la nostra individualità, la nostra libertà, ma spesso siamo spaventati dall’altro diverso da noi. Inseguiamo ideali di perfezione facendo venir meno ogni eccezionalità, pezzi di realtà nuovi, non consueti. La via dell’unicità si è persa dinanzi ai nostri occhi, continuamente esposti a immagini e forme irreali, ma, soprattutto, dinanzi a noi stessi. Miriamo ad essere-come, senza soffermarci sulla irripetibilità e, quindi, sulla nostra diversità intrinseca: il nostro valore. La diversità è in realtà sia un fatto che un valore. Innanzitutto il nostro personale valore di esseri unici e meravigliosamente imperfetti. Se riusciamo a compiere questo passo di accettazione di noi stessi possiamo, non solo accettare, ma riconoscere il valore dell’altro a prescindere dalle differenze. E’ un processo profondo e difficile soprattutto in una società complessa come la nostra in cui dobbiamo far fronte ad una molteplicità di problemi sempre crescenti e ad una sempre crescente solitudine. In ogni processo di cambiamento il primo passo è quello più difficile. Il primo passo, dal mio punto di vista, è la conoscenza e l’esperienza. Solo entrando in empatia con le persone e le loro storie di vita si può riuscire a sentire, non solo a capire il valore della diversità.

Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere e incontrare la diversità in tante forme. L’incontro con le persone cosiddette diverse è quello che mi ha cambiato; non nel senso che sono diventato più buono, piuttosto sono diventato più ricco. Mi sono arricchito dell’energia profonda dell’incontro con l’altro, della curiosità nei confronti di storie di vita diverse, di visioni apparentemente lontane dalle mie che mi hanno insegnato a sognare in grande e a pensare in grande. Ho imparato che le cose possono essere cambiate in meglio, ma che bisogna farlo insieme perché da soli non si va lontano. 

Per cambiare la percezione della diversità bisogna imparare ad includere. Una società che non confonde integrazione con inclusione capisce che l’inclusione non va vista come un modo di normalizzare il diverso, ma un modo per ripensare il nostro concetto di “normalità”. Nessuno è normale nel senso di migliore, nessuno può diventare un modello unico di riferimento.  L’inclusione comincia da un cambiamento culturale interno: da ciò che si può fare partendo da ciò che abbiamo, dalla valorizzazione delle risorse presenti, dalla collaborazione tra persone con ruoli diversi ma con obiettivi condivisi. Occorre fare spazio alla ricchezza della differenza, adeguando, di volta in volta, gli ambienti, la prassi, in base ad ogni specifica singolarità. Occorre un pensiero costruttivo e condiviso tra i diversi attori all’interno dei contesti sociali, che determini la creazione di ambienti accoglienti e facilitanti le diversità, attraverso strategie educative. Occorre ri-vedere punti di vista e il consueto operare nella relazione con l’altro. Si tratta di un processo multidimensionale che mira a creare le condizioni per una piena ed attiva partecipazione da parte di ogni membro della società ad ogni aspetto della vita, anche a livello di processi propositivi e decisionali. Solo così potremmo dirci veramente umani e crescere, non solo di numero.

Dott. Luca Trapanese – Presidente Ass. A ruota Libera Onlus

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