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Parlare di Legalità, per dirla in maniera musicale alla Jovanotti, è come immergersi nell’ombelico del mondo delle rivendicazioni sociali oppure, se preferite, è una sorta di vaso di Pandora nel quale sono condensati, sono contenuti secoli di lotte per la conquista della Libertà.
Sì, proprio così. Infatti, storicamente, il termine Libertà viaggia di pari passo con quello di Legalità. E’ stato così sin dal 1215 dove nell’Inghilterra medievale, per la prima volta, con la Magna Charta viene riconosciuta l’inviolabilità dei diritti individuali dei nobili, del clero e dei cittadini rispetto a ogni arbitrio di potere del Re Sovrano. Nascono, semplicemente, i Diritti umani. Ma è poi con la Rivoluzione francese che si afferma l’idea che la Legge non possa essere interpretata se non rigidamente ed in maniera letterale. “Les Juges son la bouche de la loi” (Montesquieu), i Giudici sono la bocca della legge.
Possiamo quindi affermare che il Principio di Legalità è la massima garanzia di Libertà poiché impone a tutti i cittadini il massimo rispetto della Legge. Senza tale principio non ci può essere società, non c’è Stato. E ancora: non ci può essere uguaglianza. Non a caso, la nostra Carta Costituzionale, all’art. 3, recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge…”.
Principio di legalità che “abbraccia” valori, diritti naturali e ordinamento giuridico, coi cittadini tutti uguali e “sottomessi” alla Legge. Secondo l’Enciclopedia Treccani: “Il principio di Legalità è uno dei caratteri essenziali dello Stato di diritto (Forme di Stato e di governo). Con l’avvento del costituzionalismo liberale, infatti, si afferma l’idea che ogni attività dei pubblici poteri debba trovare fondamento in una legge, quale atto del Parlamento, a sua volta unico organo diretta espressione della sovranità popolare o della nazione”.
Venendo ai tempi nostri, caratterizzati dalla lotta alle c.d. “Mafie”, al Malaffare, alla corruzione sempre più strisciante e dilagante, la prima frontiera dove lo Stato, sempre più poliziotto, dovrebbe (anzi deve) scommettere è il mondo della Scuola. Una Scuola chiamata ad incarnare sempre più ed in maniera capillare il ruolo di Agenzia educativa, stimolando la futura classe dirigente a coltivare quella cultura della Legalità, studiata sui banchi di scuola, come un seme. Un seme che germoglierà all’insegna, quindi, del fare legalità sin da bambini.
Lo Stato, dal canto suo, demanda in primis al mondo della scuola la “crescita”, non solo culturale ma anche civica (all’insegna dei diritti civili), delle giovani generazioni.
Tuttavia, complice soprattutto una Politica debole, molte volte depotenziata da continui scandali e scossoni giudiziari, la Magistratura è chiamata a “supplire” a quell’esigenza, a quella richiesta di Legalità che proviene dalla base, dai cittadini. Una Politica, spesse volte, distratta ed alla continua ricerca del consenso popolare, che, all’insegna di quel fenomeno chiamato “Populismo giudiziario”, perde di vista i valori costituzionalmente garantiti, rinnegando quindi lo Stato di Diritto. E’ come se lo Stato rinnegasse se stesso, per tornare indietro di mille anni!

Vittorio Ranieri – Avvocato e Giornalista

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