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La pietà popolare, nel corso della Settimana Santa, trova nella nostra città grande visibilizzazione e forma espressiva nella processione della Naca. Il termine dialettale Naca viene dal greco e significa Culla; in pratica è la portantina dove Gesù è deposto. La Naca è ornata di damasco, raso e seta, di fiori, luci ed angioletti di cartapesta, che portano i simboli della Passione: il calice, i chiodi ed il martello. Su di essa viene deposta la statua del Cristo morto, deposto dalla croce. Alla parte superiore della Naca è posta una enorme croce illuminata.

Viene ” addobbata ” dai sacristi delle Chiese da cui ha inizio la processione, in ossequio ad una tradizione iniziata verso il 1800. L’attuale processione affonda le sue radici nel periodo della dominazione spagnola ed è radicata nella consuetudine dei catanzaresi di appartenere ad una confraternita cittadina, il che creava uno spirito di emulazione tra le congreghe cittadine che, quasi sempre, sfociava in aperta rivalità.

La Naca veniva e viene “addobbata dai Sagristi o dai “paratori”, che si tramandano di generazioni, tra queste: la Famiglia Consolo dell’Immacolata con i suoi eredi tra cui Pasquale Lamanna; la famiglia Mungo e Rametti del Carmine; la famiglia Smorfa, Pasquale Zungrone e Andrea Fregola del Rosario; le famiglie Migliaccio, Achille Asturaro e Vincenzo Rotella del San Giovanni. La “Naca” nella prima metà del secolo scorso veniva portata a spalla, con un incedere leggermente “annacante” (dondolante), dai rappresentanti delle corporazioni dei mestieri.

Oggi, invece, viene portata, ormai da diversi anni, dai Vigili Del Fuoco. Alla “Naca” segue la Madonna Addolorata, rappresentata con un cuore trafitto da sette spade, vestita con un abito ovviamente di velluto Catanzarese. La processione inizia nel pomeriggio del Venerdì Santo partendo da una delle chiese del centro storico cittadino sede di una Confraternita (alternativamente dell’Immacolata, del Rosario, del Carmine e di San Giovanni) e si snoda per le vie del centro della nostra Città tra due ali di folla. Vi partecipano i componenti delle quattro confraternite, preceduti dal proprio gonfalone e vestiti dei loro abiti processionali, che sfilano preceduti da suonatori di trombe e tamburo.

Del corteo fanno parte le croci penitenziali delle quattro Confraternite cittadine che a turno annuale organizzano la Processione: l’Arciconfraternita dei SS Giovanni Battista ed Evangelista porta una croce Rossa (del SS. Sacramento) ed una Nera (dell’Addolorata); l’Arciconfraternita del Rosario porta una croce nera ed una bianca; l’Arciconfraternita dell’Immacolata la croce Celeste dell’Immacolata: l’Arciconfraternita del Carmine la croce Bianca della Madonna del Carmine. I portatori di croce, che negli ultimi anni sono passate da sette a quattro, sono preceduti e seguiti da bambini e bambine con lumi accesi. Alcuni bambini, a dimostrazione di aver ricevuto una grazia, vestono gli abiti di S. Rita da Cascia o di S. Antonio da Padova, dell’Addolorata o semplicemente indossano il vestito della prima comunione con una fascia nera in segno di lutto. Fanno parte del corteo gli Ordini Religiosi, i gruppi, associazioni varie e il clero con l’Arcivescovo che precede la statua del Cristo morto. Il tutto viene accompagnato, da una marcia funebre, al suono di una tromba che emette squilli molto lenti formati da tre sole note e di un tamburo suonato allo stesso modo.

Luigi Vincenzo Merante Critelli – Priore dell’Arciconfraternita S. Giovanni